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La storia

 

 

Borselli è una frazione del Comune di Pelago il cui territorio si estende dalla pianura di San Francesco ai 1050 mt. della Consuma.
Il territorio è particolarmente suggestivo: dalla vallata ove è situato il Castello di Pomino con i suoi vigneti e uliveti con casolari e ville sparse nel verde, ai boschi di querce e castagni che caratterizzano Borselli, fino alle fitte foreste della Consuma.
Ricco di vie di comunicazione naturali fu abitato fin dall’epoca preistorica. Gli etruschi vi portarono la coltura della vite e dell’ulivo. Dell’epoca romana rimangono soltanto poche tracce: i ruderi di un ponte sul fiume Moscia e i resti della fornace nei pressi di Ferrano, anche perché era consuetudine, nelle varie epoche, che le costruzioni esistenti venissero via via inglobate nelle nuove, cioè il materiale, così prezioso, veniva riutilizzato per l’edificazione di nuove strutture: si perdeva una cultura per costruirne una nuova.
Dopo i Romani, i Longobardi crearono in questo territorio un vasto sistema di torri di avvistamento tra loro collegate che attraverso segnali codificati consentivano la rapida trasmissione di messaggi. I resti di una di queste torri si trova all’ interno del convento di Santa Margherita ed era in collegamento con quella dell’agriturismo di Torre Mozza.
Molto probabilmente passava di lì un’antica strada che dalla Val di Sieve, conduceva in Casentino.
Nel Medio Evo questo territorio vide crescere la sua importanza e si arricchì di castelli e pievi.
Dalle sue strade passarono personaggi importanti come Dante al seguito dell’esercito fiorentino (battaglia di Campaldino) e San Francesco che si dice passasse da questo territorio nei suoi viaggi per raggiungere La Verna. La tradizione vuole che il Santo abbia miracolosamente fatto sgorgare una fonte non lontano dal luogo dove sorgeva un ospizio per accogliere i viandanti e dove più tardi doveva sorgere Santa Maria del Carmine ai Fossi. Oggi la fonte non esiste più ma in quel luogo è stato eretto un tabernacolo dedicato al Santo.
La frazione di Borselli apparteneva al popolo di Santa Margherita in Tosina.
La prima notizia certa dell’esistenza della Chiesa di Santa Margherita in Tosina risale al dicembre del 1038. IL suo nome è di origine etrusca, si trovava infatti sull’antica strada che portava al monte Falterona sacro al popolo etrusco. I conti da Quona, il cui feudo si estendeva fino a Pontassieve, affidarono il complesso a sacerdoti che seguivano la regola di Sant’Agostino e poi ai camaldolesi che si dedicarono a offrire ospitalità ai pellegrini che dalla Val di Sieve volevano raggiungere il Casentino.
Fino all’800 il convento ha ospitato comunità religiose, ma poi, prima con le soppressioni degli ordini ecclesiastici decretati da Napoleone e poi nel 1855 con la nuova confisca decretata dallo Stato Italiano, il complesso entrò a far parte del demanio. Nel 1870 il complesso fu acquistato dalla famiglia Stupan di Pelago che poi nel 1899 lo cedette ad Ansano Borgiotti nonno dell’attuale proprietario Giorgio Bieber.

Nei sec.XV e XVI Pomino e Tosina, situati fra la valle dell’Arno e quella della Sieve, si trovavano in un territorio molto importante per lo Stato fiorentino, lungo l’arteria tosco-romagnola. Il luogo rappresentava un punto di sosta e di accoglienza per i viandanti che volevano raggiungere il Casentino.
Nel bosco intorno alla frazione di Borselli si possono trovare, nascoste dalla vegetazione, tratti di antiche strade pavimentate a pietra, forse di epoca medievale. Infatti l’antica strada lungo la quale sorgono Pomino e Tosina si trova già descritta nell’anno 1461 nel Libro vecchio di strade della Repubblica fiorentina, capillare stradario descrittivo dello Stato fiorentino. La strada che collegava il Valdarno al Casentino rimase per secoli poco più di una mulattiera, transitata a piedi o a cavallo. Bisogna attendere la seconda metà del ’700 perché si metta mano ad una nuova strada su decisione del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena che riteneva di fondamentale importanza implementare le vie di comunicazione.
Il Casentino inoltre aveva una notevole importanza economica per il legname delle foreste dell’Appennino e per il suo famoso ‘panno casentinese’ conosciuto non solo in Italia ma anche oltralpe.
Fin dalla sua realizzazione la strada venne dotata di molte strutture di accoglienza e di servizio:
La prima osteria che si incontrava sulla salita per il valico era quella delle Palaie di proprietà Albizi e gestita da Giovan Antonio Sabatelli che aveva sostituito quella più antica, posta in località Palaie vecchia.
Poco più a monte, alla Torricella, Maria Mei conduceva una piccola osteria, di proprietà degli eredi Tinacci.
La successiva era quella di Diacceto, appartenente in parte alla Commenda Ricci e in parte alla famiglia Marchionni, e affidata a Giovan Battista Tilli.
Era quindi possibile sostare a Borselli, nell’osteria condotta da Michelangelo Carletti e appartenente al Monastero di S. Maria degli Angeli. In fine alla Consuma l’osteria era gestita da Giuseppe Maria Contri, detto "Bacco".
Si potrebbe ipotizzare che la frazione di Borselli non ancora formata, sia cresciuta proprio intorno e a servizio della locanda. Infatti Emanuele Repetti nel volume V del suo Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana (1833-1843) si riferisce a Borselli non come frazione ma solo come ‘Osteria’.
Ma su questa strada che attraversava il bosco fra Borselli e la Consuma, ben presto si organizzarono bande di briganti che davano l’assalto alle diligenze e ai viandanti. Forse, come ipotizza qualcuno, il nome di Borselli deriva dai ‘borselli’ che venivano sottratti ai poveri viaggiatori.
Nel 1808 l'amministrazione napoleonica istituì il comune di Pelago che comprendeva anche Tosina.
Ai primi del ‘900 la fattoria del comprensorio di Tosina, al quale apparteneva Borselli, era la più grande della zona, ben 30 poderi molti dei quali appartenenti alla famiglia Socini , le cui proprietà si estendevano da Fontamassi, dove tuttora si trova una delle ville padronali eretta in posizione dominante rispetto al paese, alla vallata di Tosina. Guerceto, Alberi, Fornace, Meriggiolo, Bai di sopra e Bai di sotto, Bavecchia (dove si dice che Franco Zeffirelli, il famoso regista, sia stato portato a balia) e Maso, Mocampo, Bocigna e ancora Borgo, dove si trova un'altra villa padronale con la cappella nella quale due volte l’anno veniva celebrata la messa e dove è rimasta la portantina con la quale il 'padrone' veniva trasportato a spalla dai domestici nei suoi spostamenti. E ancora su a Fontamassi, al Villino: i poderi si estendevano fino in vetta al poggio, fino al secondo dei due laghetti tuttora esistenti. A Borselli i poderi erano tre, con la fattoria, l’abitazione del casiere, gli uffici del fattore e la cantina con i tini ancora esistenti e disposti come allora e di fronte la segheria e lo strettoio che funzionava a trazione animale. Poco distante si ergeva un’altra villa padronale.
Il contesto occupazionale così favorevole ha fatto sì che il fenomeno dell’emigrazione, che in quegli anni in tutta Italia ha coinvolto milioni di persone, in questi territori è stata quasi nulla. Inoltre la vicinanza con Firenze fu di grande sviluppo sia alla strada casentinese che da San Francesco sale al valico della Consuma sia a quella che dalla Rufina arriva a Borselli.

Nel 1902, su iniziativa del Club Automobilisti Fiorentini (fondato nel 1900) venne organizzata per la prima volta una gara automobilistica da disputarsi sul tortuoso tracciato che partendo da Pontassieve porta al Passo della Consuma. Nasce così, su un tracciato ancora sterrato, la Coppa della Consuma.

Coppa della Consuma 1902

Il 26 ottobre 1919 nella categoria oltre 5000 cm³ vinse Antonio Ascari al volante di una Fiat alla media di oltre 70 km orari.
In seguito e per alcuni anni la gara venne riservata alle sole motociclette. Ben presto però venne sospesa del tutto, sia per dissidi economici che per i due conflitti mondiali che inevitabilmente annullarono tutte le attività sportive.
Per le motociclette la Coppa della Consuma riprese nel 1948 mentre per le auto si dovette attendere il 1952: il percorso si svolgeva tra le località delle Palaie e Borselli.
Nel 1963 altra sospensione per i problemi sorti con le amministrazioni comunali che non ritenevano attuabile la chiusura della strada per i due giorni della gara.
E della gara non si parlò più fino agli anni ottanta quando si pensò di poter farla rinascere dedicandola però alle vetture storiche.

Alcuni documenti del 1915 conservati presso l’archivio storico del Circolo Arci di Borselli testimoniano l’esistenza di un circolo ricreativo in paese la cui attività però viene interrotta dalla guerra. Alla base del campanile della chiesa di Tosina una lapide ricorda, citandoli per nome e cognome, i caduti figli di questa terra.

Dopo la guerra gli abitanti del comprensorio di Tosina raggiungono le 630 anime.

Il 2 Novembre 1919 si costituisce la società cooperativa di Borselli. Nel 1922 viene creato e letteralmente edificato il nuovo circolo su un terreno acquistato dall’Ing. Emilio Socini. Di nuovo la guerra ne interrompe l’attività, i suoi ambienti vengono adibiti a ricovero dei muli. Una guerra che mise a dura prova i comuni di Pontassieve, Pelago e Rufina e le piccole frazioni a ridosso dell’Appennino Tosco Emiliano. Eccidi avvennero a Berceto, a Poderenuovo, alla Consuma , a Legacciolo e a Pomino, dove alla villa Le Lame si era insediato il comando tedesco. Non solo furono trucidati partigiani ma anche donne e bambini, vittime innocenti di rappresaglie disumane.
Ma neanche Borselli fu risparmiata, guardando le vecchie immagini si nota come la fisionomia del paese sia cambiata. Di sicuro una casa situata di fronte all’Ufficio Postale è stata distrutta fino alle fondamenta ed in seguito ricostruita identica e nello stesso posto. La paura della deportazione spinge gli uomini validi a nascondersi per giorni e giorni nelle campagne ed è la paura che ha spinto a nascondere in una cisterna posta davanti all’edificio che attualmente ospita il giornalaio un fucile che, se trovato dai tedeschi, avrebbe certamente scatenato una rappresaglia. Anche due grandi cerri posti ai lati della strada provinciale all’altezza della Casa del prosciutto sono stati colpiti e abbattuti dalle schegge di granate.
Anche il circolo subisce l’ascesa del fascismo: con un decreto del 1924 lo stato espropria gli edifici sedi delle libere associazioni e quello che ospita il circolo di Borselli diventa proprietà demaniale. Ma non ne interrompe le attività.

Alla fine degli anni ’40 Borselli era un paese dotato di molti servizi. Il circolo rappresentava il centro di aggregazione e di promozione di tutte le attività ricreative alle quali partecipava anche il parroco. Non esistevano divisioni date da ideologie politiche: per la festa di Borselli, l’ultimo martedì di luglio e l’ultimo martedì di ottobre, sfilavano tutti in processione.

Intorno agli anni ’50-60, inizia l’allontanamento dalle campagne che vengono abbandonate e il paese, così ben posizionato, diventa una meta turistica importante, anche più ambita della vicina Consuma dal clima meno favorevole. Sorgono le prime villette: a Poggio Bosconi, a Fontamassi ma anche nei pressi del centro storico che si popolano durante l’estate di villeggianti.
Borselli era un piccolo centro strategico per le frazioni e i casolari sparsi per la campagna: la Caserma dei carabinieri, l’Ufficio postale, due ristoranti, il bar, il calzolaio, il fabbro, la cooperativa con il forno ma soprattutto il servizio degli autobus che permettevano di raggiungere Firenze e nuove opportunità di lavoro.
La cooperativa il primo Settembre 1957 prende in affitto parte dei locali del circolo. Il 18 Maggio 1963 Stratini Luciano, legale rappresentante della Cooperativa, subaffitta i locali a Landi Giuliana e Veraldi Giorgina e affitta loro gli arredi, le attrezzature e la licenza di panificazione di proprietà della cooperativa.
Il 29 Dicembre del 1967 viene sciolta con decreto del Ministero per il Lavoro e la Previdenza Sociale e con essa chiude uno dei tre forni attivi in paese.

Gli anni 70’-80’ sono i migliori per il paese che ha uno sviluppo notevole. Le villette e gli alberghi si riempiono in estate di villeggianti che non solo partecipano alacremente alle attività del paese ma si riuniscono in serate eleganti.
Ma ben presto le cose cambiano, i villeggianti si trasformano in viaggiatori e scelgono altre mete più lontane.
Negli anni ‘85-‘90 il paese è in piena crisi, chiudono le attività e gli uffici pubblici. Solo il circolo rimane a tenere insieme quello che rimane di un brillante passato.
Borselli diventa un luogo di passaggio penalizzato dal progresso. Tagliato fuori anche dalla rete delle nuove tecnologie informatiche: l’ ADSL che presto ha raggiunto Diacceto e la Consuma, ha letteralmente saltato Borselli, ritenuto poco interessate. Finalmente nel 2014 il Comune di Pelago ha affidato ad una impresa del Valdarno il compito di posizionare le apparecchiature necessarie per la distribuzione di servizi della banda larga con due antenne posizionate a Poggio Bosconi e sull’edificio del Circolo. Questo ha permesso anche l’avvio del progetto Eccofatto che permette di erogare alcuni importanti servizi alle persone più disagiate.
Nel 2015 grazie ad un accordo con il Ministero dello sviluppo Economico anche la Regione Toscana ha iniziato i lavori per la posa della fibra ottica per l’accesso ad Internet veloce con la connessione ADSL. Nel comune di Pelago sono interessati alcuni punti fra i quali Borselli, Meo e Paterno.
I cavi sono posati e le centraline sono pronte ora siamo in attesa che l’attivazione avvenga al più presto.

Fonti
http://www.monasteroditosina.it/il-convento/
http://wikimapia.org/street/16026873/it/La-strada-casentinese-e-il-passo-della-Consuma-SR70
https://it.wikipedia.org/wiki/Coppa_della_Consuma
Montanaro Erasmo, Cosuma 1492-1992, Campi Bisenzio (Firenze), Tipo Lito Duemila, 1992
https://books.google.it/